Teplizumab nel trattamento del diabete mellito di tipo 1


I risultati di piccoli studi hanno suggerito che trattamenti di breve durata con anticorpi monoclonali anti-CD3, mutati per ridurre il legame con il recettore Fc, mantengono la funzione delle cellule beta e riducono i bisogni di Insulina in pazienti con diabete mellito di tipo 1 di recente insorgenza.

In uno studio di fase 3, è stata valutata la sicurezza e l’efficacia di uno di questi anticorpi monoclonali, Teplizumab.

Nello studio della durata di 2 anni, pazienti di età compresa tra 8 e 35 anni con diagnosi di diabete mellito di tipo 1 da 12 o meno settimane sono stati arruolati e trattati in 83 Centri clinici in Nord America, Europa, Israele e India.

I partecipanti sono stati assegnati in un rapporto 2:1:1:1 a ricevere uno di tre regimi di infusione a base di Teplizumab ( dose piena per 14 giorni, bassa dose per 14 giorni o dose piena per 6 giorni ) oppure placebo al basale e a 26 settimane.

L’esito composito primario dello studio Protégé era la percentuale di pazienti con uso di Insulina inferiore a 0.5 U/kg al giorno ed emoglobina glicata ( HbA1c ) ) inferiore a 6.5% a un anno.

Le analisi hanno incluso tutti i pazienti trattati con almeno una delle dosi dello studio.

In totale 763 pazienti sono stati analizzati, e 516 di loro sono stati assegnati a ricevere dose piena di Teplizumab per 14 giorni ( n=209 ), bassa dose di Teplizumab per 14 giorni ( n=102 ), dose piena di Teplizumab per 6 giorni ( n=106 ) oppure placebo ( n=99 ).

Due pazienti nel gruppo 14 giorni a dose piena e 1 nel gruppo placebo non hanno iniziato il trattamento; 513 pazienti sono risultati idonei per le analisi di efficacia.

L’esito primario non ha mostrato differenze tra i gruppi a 1 anno: 19.8% nel gruppo dose piena per 14 giorni; 13.7% nel gruppo bassa dose per 14 giorni; 20.8% nel gruppo dose piena per 6 giorni e 20.4% nel gruppo placebo.

Il 5% dei pazienti nei gruppi Teplizumab non è risultato in trattamento con insulina a 1 anno, rispetto a nessun paziente nel gruppo placebo ( p=0.03 ).

Tra i 4 gruppi di studio, sono emerse proporzioni simili di pazienti con eventi avversi ( 99% nei gruppi Teplizumab vs 99% nel gruppo placebo ) e con eventi avversi gravi ( 10% vs 9% ).
L’evento avverso clinico più comune nei gruppi Teplizumab è stato il rash ( 53% vs 20% nel gruppo placebo ).

In conclusione, i dati di analisi esplorative suggeriscono che futuri studi di intervento di tipo immunoterapico con Teplizumab potrebbero prevenire il declino della funzione delle cellule beta ( misurata mediante peptide-C ) e permettere il controllo glicemico a ridotte dosi di Insulina, qualora la diagnosi fosse precoce e in età pediatrica. ( Xagena2011 )

Sherry N et al, Lancet 2011; 378: 487-497


Farma2011 Endo2011


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